Attualità, Casale Monferrato, Scuola

Una delegazione delle scuole di Casale Monferrato presenti all’udienza del Processo Eternit Bis

Il 10 febbraio nell’Aula Magna dell’Università di Novara le scuole di Casale Monferrato hanno potuto finalmente partecipare al Processo Eternit Bis, al fianco di AFEVA e dei parenti delle 392 vittime che hanno intentato causa per omicidio contro l’imprenditore svizzero Stephan Schmydheiny. Ad ascoltare la requisitoria dei due Pubblici Ministeri, Gianfranco Colace e Maria Giovanna Compare, circa 50 tra studenti e docenti degli Istituti Superiori casalesi della Rete ScuoleInsieme, provenienti dall’Istituto Balbo (IIA e IB Classico, IIA Scientifico con le prof Canepa e Raselli), Istituto Leardi (IIIAFM con le prof Passioni e D’Angelo), Istituto Sobrero (IIILIA, con la prof Algozino): in silenzio, attenti e commossi, hanno seguito le varie fasi della requisitoria, dimostrando grande serietà ed un desiderio enormi di conoscere e di comprendere gli snodi di una vicenda giudiziaria complessa che li tocca da vicino. Alcuni di loro sono i tutor della Aula Amianto, i ragazzi che incontrano i loro coetanei e non solo in questo luogo interattivo e multimediale di formazione e conoscenza, ora completamente rinnovata nei contenuti e nelle forme. Altri sono intenzionati a proseguire i loro studi in ambito giuridico, altri ancora sono appassionati alle problematiche ambientali, strettamente connesse all’inquinamento da amianto. Ma tutti questi giovani, in qualche modo, sono stati toccati personalmente dalla ‘strage silenziosa’ dell’amianto, avendo un parente, un amico, o un conoscente morto di mesotelioma pleurico, la mortale malattia provocata dalla fibra killer. Per questo i ragazzi sono venuti al processo: sono sensibili al problema, sentono la responsabilità di conoscere e di aiutare chi vive questo dramma e desiderano fare la loro parte, essere cittadini attivi. Molti i commenti e le domande sul pullman di ritorno: “Partecipare in aula significa chiedere giustizia per tutte le vittime e per chi continua ad ammalarsi”, dice Giada. Sensazioni, domande e osservazioni verranno scritte, per custodire un’esperienza significativa, che i ragazzi vorrebbero ripetere. Intanto abbiamo messo un altro seme di speranza. Perché la speranza che la memoria permanga e produca frutti di cambiamento è tutta riposta nei nostri ragazzi. Tocca a noi, scuole ed istituzioni, coltivarli ed e-ducarli.

Commenta l'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Seguici su instagram!

Iscriviti alla Newsletter

Seguici su Facebook