Acqui Terme, Spettacolo

“Niente che sia oro resta” della Compagnia Francesca Selva apre “Acqui in Palcoscenico-BEinSIDE”

Giovedì 8 luglio alle 21.00 presso i suggestivi Archi Romani di Acqui Terme debutto in prima nazionale della nuova produzione di Francesca Selva. Una vibrante riflessione sulla fugacità e sulla fragilità dell’esistenza umana

In occasione della “Niente che sia oro resta”, la nuova produzione della Compagnia Francesca Selva, apre la 38esima edizione di “Acqui in Palcoscenico”, il festival di danza diretto da Loredana Furno che si terrà dal 8 al 31 luglio in alcuni dei più suggestivi e simbolici luoghi della città di Acqui Terme in provincia di Alessandria.

C’è grande attesa per il debutto nel cartellone “BEinSIDE” di “Niente che sia oro resta” che andrà in scena, in prima nazionale, giovedì 8 luglio alle 21.00 presso i suggestivi Archi Romani. 

Liberamente ispirata al romanzo “The Outsiders. I ragazzi della 56ª strada” di Susan Eloise Hinton – da cui è tratto il celebre film di Francis Ford Coppola – la nuova produzione della Compagnia Francesca Selva/CON.COR.D.A.riflette criticamente sulla fugacità e sulla fragilità dell’esistenza umana, a partire proprio dalla citazione dalla celebre frase poeta Robert Frost che dà il titolo allo spettacolo. 

Proprio come nel film che racconta il momento più delicato della vita di ognuno – il passaggio dall’adolescenza all’età adulta – Francesca Selva torna a interrogarsi sulla caducità dell’uomo, come era già accaduto nelle produzioni “XYZ”, “L’Attesa” e nell’applauditissimo “Sulle Labbra Tue Dolcissime”, vincitore del Premio Florence for Fringe. In scena, i danzatori Silvia Bastianelli, Maria Vittoria Feltre, Luciano Nuzzolese e Luca Zanni, descrivono attraverso piccoli gesti quotidiani, una ritrovata normalità che ci appare sublime nella sua semplicità. La danza è esaltata dalla leggerezza del fraseggio musicale, ispirato alle sonorità barocche che lasciano un senso di impercettibile malinconia, a tratti beffarda nella sua sontuosità. 

“La pandemia ci ha messo di fronte ad una terribile verità: la vita è un attimo, una serie finita di attimi fuggenti che scorrono tracciando momenti di inaudita felicità, di stupefatta delusione, di silenziosa attesa. Per questo oggi più che mai, la quotidianità dei gesti semplici a cui torniamo con fatica, scandita dal tempo, diventa una liturgia inesorabile che rende sacra la normalità dell’esistenza” commenta Marcello Valassina, regista dello spettacolo. 

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