Alessandria, Attualità

Oncologia: dispositivi PICC per ridurre dolore e rischi infettivi

Studio delle professioni sanitarie per una migliore qualità di vita dei pazienti con mesotelioma

Usare un catetere venoso centrale (PICC) può migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici, diminuendo il dolore e l’ansia durante l’infusione di chemioterapici nonché i rischi infettivi. È questa la tesi da cui parte uno studio promosso dall’Unità di Ricerca delle Professioni Sanitarie, afferente al Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI), diretto da Antonio Maconi. 

Nello specifico lo studio portato avanti dall’Unità di Ricerca, la cui referente è Tatiana Bongeo, si pone l’obiettivo di osservare le condizioni di un gruppo selezionato di pazienti portatori di PICC con diagnosi di mesotelioma pleurico maligno attraverso la somministrazione di questionari specifici e di una scala di valutazione dell’ansia e della depressione.

Il PICC è un catetere venoso centrale inserito tramite una vena del braccio fino all’altezza del cuore nel punto d’incontro tra la vena cava superiore e il ventricolo destro (la parte destra del cuore) . Il suo utilizzo è raccomandato dalle linee guida CDC (Centers for Disease Control) di Atlanta principalmente per i pazienti che si sottopongono a terapia infusionale per oltre 6 giorni. Il PICC, infatti, riduce notevolmente le veni-punture aumentando il confort e il benessere del paziente.

Alla base del miglioramento della qualità di vita, come obiettivo finale del procedimento, vi sono sicuramente l’educazione e l’informazione del paziente sul trattamento. Per questo l’infermiere ricopre un ruolo chiave, non solo per le competenze procedurali, per il posizionamento e la gestione del dispositivo, ma soprattutto al fine di tutelare e garantire la sicurezza del paziente e una corretta e puntuale risposta ai suoi bisogni.

Sapere che l’infermiere si preoccupa di alleviare non solo il disagio fisico ma anche quello emotivo e sociale, basandosi sulle necessità strettamente personali e individuali dei pazienti, aumenta infatti il rapporto di fiducia, l’adesione alle terapie prescritte e in generale il senso di sicurezza e accoglienza.

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