Anche quest’anno, domenica 10 luglio a Casale Monferrato è tornato il Big Jump, l’iniziativa europea ideata da European Rivers Network (ERN) e a cui Legambiente aderisce e coordina l’organizzazione in Italia. L’iniziativa nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla qualità delle acque, per il recupero della balneabilità nei grandi corsi d’acqua e per tutelare la salubrità dei fiumi.
La campagna prevede un tuffo simbolico e di denuncia in un fiume, in un torrente, per richiamare l’attenzione sulla qualità dello stato dei nostri fiumi. Vista la situazione delle ultime settimane e la crisi idrica sempre più diffusa, con molti corsi d’acqua in secca, quest’anno si è dedicata la giornata del Big Jump a puntare i riflettori sull’emergenza siccità.
Legambiente Circolo Verdeblu ha organizzato, dopo la consueta azione domenicale di pulizia e cura dell’area del Parco Eternot, un flash mob all’imbarcadero del Lungo Po Gramsci. I volontari di Legambiente hanno mimato l’azione di portare acqua al Po con annaffiatoi, bottiglie, recipienti con lo slogan “Sveglia! Non si può dormire sul letto di un fiume!” per richiamare l’attenzione sull’urgenza di interventi tempestivi che contribuiscano a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto e scongiurare così un punto di non ritorno.
Oltre 74 mila km quadrati, un’estensione pari a un quarto dell’intero territorio nazionale, 17 milioni di abitanti, sei regioni e una provincia autonoma attraversata: sono i numeri del bacino del Fiume Po, il più grande d’Italia, che al suo interno custodisce ben 684 siti Natura 2000 e 420 aree naturali protette, oltre che siti riconosciuti patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Un ecosistema prezioso messo però a dura prova, in questi ultimi mesi, da una delle peggiori crisi idriche di sempre, che ha fatto registrare livelli allarmanti con -0,88 metri a Piacenza e -7,16 metri a Pontelagoscuro (FE). Una crisi che, di riflesso, determina anche l’ingresso di acqua di mare anche nelle falde e nelle aree lagunari, quest’anno arrivata a 30 km dalla foce. Elementi che vanno a inserirsi in un quadro complessivo già fortemente compromesso, con temperature che nel bacino del Po, negli ultimi 30 anni, sono cresciute a un tasso più elevato della media (+2,5 gradi centigradi) e precipitazioni in notevole calo (-20%),
In occasione del Big Jump 2022, l’associazione nazionale ha presentato un documento di proposte in 8 punti per la riqualificazione del Fiume Po e dell’intero bacino, su cui intende avviare un confronto e una discussione con tutti i soggetti interessati. Anche a Casale Monferrato Legambiente promuoverà momenti di confronto con Enti e Associazioni che svolgono la loro azione di salvaguardia e promozione del Po.
Come ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente “Per tutelare l’ecosistema, l’economia delle regioni del bacino padano e la vita delle comunità fluviali, occorre un approccio integrato che tenga in considerazione tutti gli aspetti legati all’utilizzo e alla conservazione delle risorse del territorio”, dichiara. È evidente che questa crisi, peraltro annunciata dalle scarse nevicate invernali e piogge primaverili, è un effetto diretto della crisi climatica in atto. E, con un’alterazione anche di un solo grado in più, il ciclo dell’acqua cambia: i ghiacciai delle montagne perdono spessore e lunghezza, il permafrost si degrada, le precipitazioni variano. Dovremo dunque imparare a convivere con una minore disponibilità d’acqua dolce e con eventi estremi sempre più frequenti; piogge torrenziali e siccità sono due facce della stessa medaglia che devono entrare nella pianificazione e nella programmazione di uso delle risorse, a partire da quelle del PNRR, considerando lo stato del fiume in senso ecosistemico”.
Il documento redatto dall’associazione ambientalista prende in considerazione il Po non soltanto come corso d’acqua da rappresentare mediante parametri idraulici e da gestire attraverso infrastrutture e opere di difesa – che non di rado hanno compromesso la qualità dell’ambiente fluviale – ma come caratterizzato dalla presenza di aree naturali protette, siti d’interesse comunitario, riserve riconosciute per le loro potenzialità di sviluppo sostenibile delle comunità che vivono il fiume e la loro positiva interazione con l’ecosistema fluviale stesso.
Ma quali sono gli otto punti cardine per la tutela del Po al centro del documento SOS Po?
1 – PNRR e riqualificazione del Fiume Po, che contempla il progetto di rinaturazione dell’area quale opportunità per il recupero della biodiversità e un uso più efficiente e sostenibile della risorsa idrica;
2 – agricoltura, con l’attuazione d’interventi di miglioramento dell’uso agricolo dei suoli che tengano conto delle esigenze del fiume e della mutata disponibilità d’acqua;
3 – natura, puntando sul rafforzamento della tutela naturalistica del Fiume e della biodiversità e sul potenziamento delle aree protette, attraverso la realizzazione del Parco nazionale del Delta del Po e l’istituzione di un Parco interregionale per il corso mediano del Po.
4 – la navigazione commerciale;
5 – la difesa idraulica;
6 – il cuneo salino;
7 – inquinamento, da fronteggiare con un miglioramento dei sistemi di depurazione degli scarichi industriali e civili e un particolare impegno per affrontare il problema dei reflui zootecnici;
8 – i deflussi idrici e le concessioni, puntando sul garantire il corretto deflusso ecologico del Po e dei suoi affluenti e ad assicurare la necessaria divagazione dell’alveo.
SOS Po
Le proposte di Legambiente per la gestione sostenibile dell’ecosistema fluviale del Po: favorire la transizione ecologica per tutelare efficacemente la natura e le risorse idriche.
Il bacino del fiume Po è il più grande d’Italia: la sua superficie si estende per oltre 74.000 chilometri quadrati, un quarto dell’intero territorio nazionale, interessando 3.200 comuni, sei regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, e la Provincia Autonoma di Trento. Nell’area vivono 17 milioni di abitanti. Solo pochi numeri per evidenziare l’importanza del principale fiume italiano che con i suoi 652 chilometri di lunghezza collega il Monviso al mar Adriatico. Non bisogna infine dimenticare il patrimonio paesaggistico e naturalistico che il bacino del Po racchiude, e il patrimonio artistico e culturale rappresentato da innumerevoli centri storici ricchi d’arte, di storia e di cultura, racchiusi nelle aree Mab della Collina Po, Delta Po e PO Grande riconosciute dall’Unesco.
All’interno dell’intero bacino distrettuale del Po sono 684 i siti natura 2000 e 420 le aree naturali protette locali, regionali e nazionali. Il Fiume Po è quindi un ecosistema naturale ricco di specie e habitat di estremo valore conservati all’interno di 37 Zone di protezione speciale e 49 Zone speciali di conservazione identificati ai sensi della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli, e da 13 aree naturali protette di interesse locale, regionale o nazionali. Il Fiume Po è dunque un imponente corridoio ecologico costituito da zone umide, laghi, isole fluviali, foreste ripariali e prati igrofili, che definiscono un sistema ambientale e territoriale composto da un mosaico di ambienti ricchi specie di uccelli e di fauna ittica endemiche. Oggi, tuttavia, la presenza di specie aliene invasive è tra i principali fattori di perdita di biodiversità fluviale insieme ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e alla frammentazione degli habitat fluviali.
L’intero ecosistema, umano e naturale, è però in questi mesi messo a dura prova da una delle peggiori crisi idriche di sempre. Il Fiume ha raggiunto livelli allarmanti, con portate di -0,88 a Piacenza (nel 2006 in periodo di grave siccità era sceso solo a -0,76) e -7.16 a Pontelagoscuro (FE). È evidente che questa crisi, peraltro già annunciata dalle scarse nevicate invernali e piogge primaverili che sono chiaramente il frutto di un mutamento strutturale delle condizioni ambientali, ha la sua principale causa nei cambiamenti climatici in atto e con un’alterazione anche di un solo grado in più, il ciclo dell’acqua cambia: i ghiacciai delle montagne perdono ogni anno spessore e lunghezza, il permafrost si degrada, le precipitazioni variano in intensità e durata. Dovremo fare i conti con una minor disponibilità di acqua dolce rispetto alle generazioni precedenti e con eventi estremi sempre più frequenti; piogge torrenziali e siccità sono infatti due facce della stessa medaglia. Nel bacino del Po negli ultimi 30 anni si sono registrate temperature in crescita ad un tasso più elevato della media (+2,5 gradi centigradi) e precipitazioni in calo notevole (-20%), con un’alterazione del regime naturale che rende più problematico il prelievo di acqua e più pericolosa la stagione autunnale a causa delle inondazioni. Inoltre la ridotta portata del fiume e i costanti prelievi abbassano le falde, causano fenomeni di subsidenza e l’ingressione del cuneo salino, ovvero l’ingresso di acqua di mare che quest’anno è arrivata a 30 km dalla foce; non solo quindi nei letti dei rami del delta, ma anche nelle aree lagunari e nelle falde prossime alla foce. Questo fenomeno comporta pesanti danni agli ecosistemi, alle attività economiche (l’agricoltura innanzitutto) e il rischio anche per la qualità dell’acqua potabile e per quella destinata all’irrigazione. Non corriamo questo rischio solo nell’immediato, ma anche per il futuro: il sale si deposita sui terreni e nelle falde in maniera duratura, compromettendo l’approvvigionamento umano e la capacità produttiva dell’agricoltura.
Occorre quindi attuare soluzioni che non siano emergenziali ma strutturali e che tengano conto della
complessità dei territori e dell’equilibrio esistente tra uomo e natura, perché questi non sono eventi
sporadici, ma la realtà con cui dovremo convivere nel futuro.
Legambiente propone quindi 8 punti su cui riteniamo necessaria un’azione concreta da parte di tutti
gli enti preposti, con i quali ragionare in un’ottica fortemente collaborativa per condividere strategie
comuni, superando la logica degli interventi settoriali e favorendo la cooperazione fra tutte le
istituzioni e i soggetti coinvolti nella gestione del fiume a livello di intero bacino idrografico.
PNRR e riqualificazione del Fiume PO
Il progetto di Rinaturazione dell’area del Po, finanziato con 357 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e finalizzato alla riqualificazione del Fiume attraverso il recupero della biodiversità e un uso più efficiente e sostenibile della risorsa idrica, deve essere una opportunità per riqualificare l’ecosistema fluviale del Po fortemente compromesso dalle opere di difesa idraulica e dalla mancanza di una visione unitaria e di un’effettiva regia nella gestione complessiva (aspetti idraulici, ambientali, economici e naturalistici). Gli interventi prevedono il restauro ecologico di 56 aree del tratto mediano e del delta del fiume. Sebbene non siano stati adeguatamente condivisi con le comunità e le istituzioni locali, rappresentano una formidabile opportunità che non può essere sprecata ma deve essere l’occasione per rafforzare la sinergia con altre misure previste dal PNRR (quelle dedicate alle green community e alle comunità energetiche) e integrarsi efficacemente con gli interventi per il delta del Po finanziati con il Fondo Complementare.
Agricoltura
Occorre attuare subito interventi di miglioramento dell’uso agricolo dei suoli che tengano conto delle esigenze del Fiume e della mutata disponibilità di acqua. Per farlo è della zootecnia e dell’agricoltura intensiva, puntare sull’utilizzo di sistemi di irrigazione a bassa necessario ridurre gli impatti portata come quelli a goccia e investire sulla scelta di colture non idroesigenti per ridurre drasticamente i prelievi. Per accrescere le capacità di accumulo e trattenimento dell’umidità nei terreni è fondamentale la conservazione della fertilità del suolo e la promozione di buone pratiche per il risparmio idrico, come le lavorazioni conservative, le cover crops o la pacciamatura. È molto importante anche la corretta gestione dei boschi dei territori montani e submontani che fanno parte del bacino idrografico del Fiume Po, perché solo con la loro cura e tutela si può consentire di avere versanti stabili in grado di fornire un contributo alla regimazione delle acque meteoriche incrementando la capacità di ritenuta idrica del suolo. È altresì fondamentale realizzare un bilancio idrico che consenta di rapportare le richieste di utilizzo della risorsa idrica da parte delle attività agricole all’effettiva disponibilità.
Natura
È necessario rafforzare la tutela naturalistica del Fiume, potenziando l’attuale sistema di aree protette con la realizzazione del Parco nazionale del Delta del Po, che trasformi in un’unica area protetta le due aree regionali già istituite, e l’istituzione di un Parco interregionale per il corso mediano del Po, dove sono già presenti 42 Siti della rete Natura 2000 che devono essere messi a sistema per realizzare un’area protetta in grado di tutelare maggiormente i territori interessati dalla presenza di habitat e specie di interesse comunitario. Si tratta di una scelta in linea con gli obiettivi della Strategia dell’UE per la biodiversità al 2030, che prevede di tutelare il 30% del territorio e garantire la riqualificazione e riconnessione di almeno 25000 km di fiumi europei. Gli interventi di tutela della biodiversità devono essere più incisivi, applicando soluzioni basati sulla natura (NBS – Nature Based Solutions) per migliorare gli habitat e la connessione ecologica del fiume, garantire un miglior controllo delle specie alloctone (fauna ittica e vegetazione) e favorire l’applicazione dei principi della gestione forestale sostenibile per favorire lo sviluppo naturale della vegetazione ripariale. Occorre, infine, che si potenzi il coordinamento tra le aree MAB UNESCO presenti lungo l’asta fluviale (Riserva Colline del Po, Riserva Po Grande, Riserva Delta del Po): tali riserve svolgono un ruolo complementare a quello delle aree protette, garantendo una forte azione di tutela e valorizzazione dell’ecosistema fluviale e creando maggiore sinergia tra le comunità e gli stakeholder di queste aree, per aumentare così la partecipazione e la consapevolezza dei cittadini e favorire un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente.
Navigazione commerciale
Gli interventi idraulici necessari a garantire la navigazione commerciale del Po sono tra le cause della canalizzazione e artificializzazione del fiume. Un fenomeno che comporta inevitabilmente lo scorrimento più veloce dell’acqua verso il mare e quindi l’impossibilità di creare dei bacini naturali di conservazione e infiltrazione della risorsa idrica nel sottosuolo.
Difesa dalle acque
Se da una parte occorre evitare la realizzazione di opere idrauliche che compromettano la sicurezza e la qualità dell’ambiente fluviale a valle, d’altra è necessario assicurare la cura dei manufatti, rimuovere le artificializzazioni inutili o dannose e tutelare le aree di esondazione, provvedendo a ricostruire il demanio idrico e restituendo gli spazi golenali alla libera divagazione del fiume.
Difesa dal cuneo salino
Va superata la concezione delle barriere contro l’ingresso dell’acqua salata: occorre invece pensare a bacini disperdenti in pianura in prossimità delle aree sabbiose che favoriscono la ricarica, per aumentare la quantità di acqua dolce nel Po e nei canali.
Inquinamento
La qualità delle acque del Po, sebbene migliorata rispetto al passato soprattutto nella parte mediana e terminale, continua a non essere buona. Mentre in alcune aree si riscontrano inquinanti di provenienza zootecnica, in altre si trovano ancora erbicidi e fungicidi non più in commercio ad indicare l’accumulo di queste sostanze nei terreni e il loro lento rilascio nei corpi idrici le cui acque vengono raccolte dal Fiume. Occorre un maggiore sforzo per migliorare i sistemi di depurazione degli scarichi industriali e civili, ed un particolare impegno per affrontare il problema dei reflui zootecnici.
Deflussi idrici e concessioni
Va garantito il corretto deflusso ecologico del Po e dei suoi affluenti e va assicurata la necessaria divagazione dell’alveo, anche per invasare e conservare la risorsa idrica in modo naturale. Occorre garantire la depurazione delle acque, aggiornare le concessioni di prelievo (di cui non si conoscono i dati reali), aggiornare le tariffe idriche e i canoni e abolire le tariffazioni forfettarie.