Emergenza Coronavirus, Scuola

Leardi: la lettera aperta dello studente Leonardo Deambrogio sull’emergenza sanitaria in atto

La lettera aperta che Leonardo Deambrogio, 3A AFM e vincitore delle Olimpiadi di Italiano dello scorso anno, ha scritto ai giornali per comunicare le sue riflessioni sull’emergenza sanitaria in atto.

L’Italia si è fermata. Nel giro di qualche settimana, l’arrivo anche nel nostro Paese del Coronavirus ha portato il Governo a emanare alcuni decreti che ci hanno costretto a non uscire di casa se non per motivi indispensabili. Noi tutti, abituati a non fermarci mai, ad andare sempre ai mille all’ora, con un impegno dietro l’altro, all’improvviso ci ritroviamo chiusi nelle nostre abitazioni per colpa di un virus che, fino a un mese fa, ci sembrava sì tanto spaventoso, ma allo stesso tempo molto lontano, e che invece nel giro di poco tempo è arrivato nel nostro Stato prima, nella nostra Regione poi, e infine anche nei comuni del nostro Monferrato.

Quante volte abbiamo detto, scherzando, “come mi piacerebbe starmene a casa tutto il giorno a non fare niente…”; ma ora che questo non è più uno stupido sogno bensì una realtà che ci viene imposta, ci accorgiamo di come far passare intere giornate senza uscire da casa non sia semplice, soprattutto per noi adolescenti, e lo dico io che in questa circostanza non posso non ritenermi fortunato, vivendo in campagna e avendo quantomeno l’opportunità di poter passare qualche ora all’aria aperta nel mio cortile.  

Guardando le immagini di questi giorni, si ha l’idea di vivere in un’atmosfera surreale, in cui tutto è sospeso, in attesa di nuovo ordine. Nessuno davanti alle scuole la mattina, nessuno nelle palestre il pomeriggio, le vie delle città deserte, tutti i negozi con le serrande abbassate, le strade insolitamente silenziose. È vero, con la tecnologia abbiamo la possibilità di tenerci in contatto gli uni con gli altri, per quanto riguarda la scuola si è fatto ricorso alle video-lezioni, eppure non è la stessa cosa. Nell’epoca dominata dai social network, scopriamo che ci manca il contatto vero, faccia a faccia, con le altre persone. 

Questo stop forzato però ci ha anche dato del tempo utile per riflettere, per chiederci se davvero ha senso correre tutto il giorno, tutti i giorni, senza mai un momento di pausa per pensare se la direzione della nostra corsa è quella giusta, se andando sempre così veloci non rischiamo di perderci qualcosa di bello lungo la strada. Forse ci accorgeremo che ciò che ritenevamo fondamentale non è poi cosi importante, e che invece quelle cose a cui davamo poco valore sono in realtà indispensabili. 

Da questa situazione, la parola che vorrei emergesse più di tutte è responsabilità. Responsabilità verso se stessi, per evitare di venire contagiati, ma soprattutto responsabilità verso gli altri, in modo particolare verso le persone che fanno parte delle  categorie considerate più a rischio. Perché se c’è una cosa che non riesco a capire e a sopportare in questo momento, è il fatto che alcune persone si sentano libere di fare ugualmente tutto ciò che vogliono, libere di non osservare le precauzioni che ci sono state imposte, di andare a fare la spesa tre volte al giorno per potersi fare un bel giretto per la città, che insomma fanno ancora finta di non sentire l’appello “State a casa!”. E ancora peggio è, se possibile, il pretesto utilizzato da questa gente egoista, “ma intanto muoiono solo gli anziani e quelli già malati”, come se la vita di una persona non più giovanissima o malata valesse meno di quella di una persona sana, come se queste persone non avessero diritto a vivere anche solo un anno, un mese o un giorno in più. 

Fortunatamente la maggioranza degli italiani si sta già comportando in maniera responsabile, mettendo da parte per una volta i litigi e le divisioni e unendosi, sia simbolicamente, cantando l’Inno di Mameli e appendendo bandiere ai balconi, sia concretamente, dimostrando la solidarietà di cui il nostro popolo è capace, per sostenere e ringraziare tutti coloro che in questi giorni combattono in prima linea contro il nemico comune e per essere pronti a far ripartire l’Italia quando l’emergenza sarà finita.

Le regole sono difficili da rispettare, ogni giorno che passa ci viene sempre più voglia di uscire, di incontrare gli altri, ma dobbiamo resistere. Ce la faremo, ne sono sicuro, riusciremo tutti insieme a vincere questa battaglia, davvero se ci impegniamo “andrà tutto bene”. Come ha detto il presidente Conte, facciamo lo sforzo di rimanere distanti oggi per abbracciarci più forte domani.

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