Attualità, Casale Monferrato

Nella settimana dedicata alla donna una tavola rotonda online

L’assessore Daniela Sapio: «In attesa di proporre l’iniziativa prevista per il 6 marzo, venerdì 12 ci sarà un interessante incontro con quattro donne» 

Parlare di donne con le donne: è questa l’iniziativa che l’Assessorato alle Pari Opportunità proporrà domani, venerdì 12 marzo, nella settimana dedicata alla donna. Appuntamento online sulla pagina Facebook del Comune (www.facebook.com/CittaDiCasaleMonferrato) a partire dalle ore 18,00.

«In attesa di proporre l’evento organizzato per sabato 6 marzo, e rimandato per l’ingresso in zona arancione del Piemonte – ha spiegato l’assessore Daniela Sapio –, si è pensato di organizzare una tavola rotonda virtuale con quattro donne che, specialiste in campi diversi della sociologia, psicoterapia e pedagogia, affronteranno argomenti su informazione, comunicazione e sensibilizzazione delle tematiche di genere».

A intervenire saranno:

Valeria Bianchi Mian
Docente all’Istituto di Psicologia Applicata, coniuga la sua professione di psicologa, psicoterapeuta e psicodrammatista junghiana con arti visive, scrittura e teatro.

Il suo intervento riguarderà Maghe, Papesse, Imperatrici: le figure femminili dei Tarocchi e l’articolazione del sé: un excursus tra le virtù e le possibilità di riflessione sulla donna offerte dall’iconografia dei Tarocchi.

Biografia
Psicologa, Psicoterapeuta individuale e di gruppo, con formazione in Psicodramma. Nata a Milano, Valeria Bianchi Mian vive e lavora a Torino. Di orientamento junghiano coniuga la sua professione di psicologa, psicoterapeuta e psicodrammatista junghiana con arti visive, scrittura e teatro.
Docente presso IPA – Istituto di Psicologia Applicata. Specializzata in psicoterapia di gruppo, si occupa di formazione con adolescenti e adulti e supervisione clinica. Conduce laboratori di tecniche espressive multimediali con bambini, giovani e adulti. Insegna Scienze Umane e Filosofia in un liceo privato. Svolge attività clinica come libera professionista.
Ha coordinato spettacoli teatrali e video in alcune strutture per tossicodipendenti e nelle scuole superiori. Nel 2002 un suo progetto di narrazione e creazione di un cortometraggio in un istituto torinese ha ottenuto il primo premio/sezione scuole superiori al Sottodiciotto Film Festival con Rabbia allo schermo.
Nel 2008 ha curato e creato il progetto che ha portato alla produzione di un docufilm (Imperfetto) per la Cooperativa Gineprodue per il trattamento delle tossicodipendenze.
Dal 2000 conduce corsi e laboratori di Tarotdramma (www.tarotdramma.com), progetto di psicodramma con i tarocchi, nome che meglio rappresenta questo incontro tra mondi apparentemente distanti, e che la vede all’opera con gli strumenti dello storytelling – con esperienze di narrazione corale, individuale e percorsi poetici – e del teatro, con il metodo dello Psicodramma e del Sociodramma, con le tecniche espressive. Una via che si nutre di collaborazioni con arte-terapeuti, scrittori, insegnanti di mindfulness e altri professionisti.
Si occupa di supervisione d’équipe, conduce laboratori di tecniche espressive multimediali con bambini, giovani e adulti, è formatrice in corsi di scrittura e “soft skills”.
Cura la rubrica Contemporanea/Mente su psiconline.it, Meditazioni Metafisische e
La Casa dei Tarocchi su Oubliette Magazine.
Ha curato la rubrica La vicinanza degli opposti – Carl Gustav Jung e le sfide del mondo contemporaneo su www.psychiatryonline.it.
Dal 2015 è redattrice per www.psiconline.it con la rubrica Contemporanea/Mente.
Organizza L’Io e l’Altro – Rassegna Nazionale di Psicodramma e Sociodramma.
Organizza gli incontri, i reading e le performance di Medicamenta – lingua di donna e altre scritture curando il progetto letterario e le performance di origami poetici.
Ha pubblicato numerosi articoli per riviste di settore. Con Silvana Graziella Ceresa e Simonetta Putti ha scritto il saggio Utero in anima (Lithos Edizioni, 2016) e, con Barbara Lattanzi, Figli delle cicogne – osservazioni intorno alla maternità surrogata – in Psicosociologia della genitorialità (AAVV, a cura di Simona Adelaide Martini, Golem Edizioni, 2017).
Ha un blog e ha curato l’antologia in e-book Poesie Aeree (Matisklo Edizioni, 2014). Nel 2016 ha pubblicato il libro di racconti e filastrocche illustrate Favolesvelte con Golem Edizioni.
Reading teatrali:
Dal 2017, con Ivo De Palma, attore e doppiatore italiano, ha scritto e curato due Reading teatrali: Dialoghi con la Bestia (sul tema del Doppio) e La frenesia delle pause – corrispondenze d’amore e morte (lettere d’amore nella Storia).
Con Paolo Enrico Archetti Maestri (Yo Yo Mundi): Le Parole degli Anni Zero – percorso musicale e poetico nel linguaggio del ‘secolo ormai maggiorenne’.

L’intervento:
Maghe, Papesse, Imperatrici: le figure femminili dei Tarocchi e l’articolazione del sé
Un excursus tra le virtù e le possibilità di riflessione sulla donna offerte dalla rosa di immagini che prende vita nell’iconografia dei Tarocchi. Emersi dal Rinascimento e giungi a noi attraverso mille e più versioni, oggi le antiche Lame, al di là del loro utilizzo in ambito tarologico, divinatorio o artistico, sono ancora spunto per accogliere le sfaccettature della personalità, il poliedrico che va a comporre il mondo intero e relazionale di ognuno di noi.

Alessandra Corbetta
Laureata in Comunicazione per l’impresa, i Media e le Organizzazioni complesse, si occupa di sociologia e psicologia dei consumi e di comunicazione per i Social Network e i New Media.

Il suo intervento cercherà di fornire una panoramica sulla questione della riproduzione fotografica del corpo della donna all’interno dei Social Network, per provare a capire quali dinamiche sono sottese a tale rappresentazione della corporeità e quali conseguenze scaturiscono da tale esposizione.

Biografia
Alessandra Corbetta nasce a Erba il 4 dicembre 1988.
Si occupa di Sociologia e Psicologia dei Consumi e di Comunicazione per i Social Network e i New Media.
Si laurea in Comunicazione per limpresa, i Media e le Organizzazioni complesse.
Dopo la laurea frequenta un corso in ICT4DEVIS (Information and communication technology for devis) all’Università degli studi dell’Insubria, sede di Como; un corso di alta formazione in scrittura creativa all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano e, infine, un corso singolo di Sociologia all’Università degli Studi dell’Insubria, sede di Varese, dove avviene l’incontro con il professor Lelio Demichelis.
Nel settembre 2014 ha frequentato la Summer School in Web Communication per la cultura, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano.
Da novembre 2015 a novembre 2018 ha collaborato con La Casa della Poesia di Como, per l’organizzazione di eventi artistico-culturali tra cui Il Festival Internazionale di Poesia Europa in Versi; e ha coordinato i Social Media dell’Associazione e per la stessa ha creato il sito internet www.lacasadellapoesiadicomo.com.
Dall’ottobre 2014 è writing consultant per l’azienda Tty Creo, dove si occupa della realizzazione di manuali tecnici, divulgativi e di brochure relativi a servizi e software dell’azienda; cura e gestisce la comunicazione istituzionale e pubblicitaria su riviste di settore, oltre a tenere corsi di formazione sulla comunicazione aziendale e telefonica.
Da febbraio 2017 è Dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e dei Media, dopo la discussione della tesi dal titolo Tra rappresentazione visuale del copro e narrazione del sé: pratiche di self-presentation e immagini deglutenti di Facebook.
A settembre 2017, invece, ha ottenuto il diploma per il Master in Social Media Communication della Sole 24 Ore Business School di Milano con la discussione di un project work di gruppo relativo alla Digital Strategy per il Festival Letteratura di Mantova.
Scrive di New Media e Social Network per Il Progressonline ed è brain del giornale online Gli Stati Generali.
A ottobre 2020 ha conseguito il Master di primo livello in Storytelling, dopo avere discusso una tesi dal titolo Editor e poesia: evoluzioni di ruolo edi linguaggio al tempo della rete.
Ad aprile 2020 ha fondato, e tutt’ora dirige, il blog Alma Poesia, spazio interamente dedicato ai linguaggi poetici italiani e internazionali.

L’intervento:
Alessandra Corbetta cercherà di fornire una panoramica sulla questione della riproduzione fotografica del corpo della donna all’interno dei Social Network, per provare a capire quali dinamiche sono sottese a tale rappresentazione della corporeità e quali conseguenze scaturiscono da tale esposizione. 
Il tema del corpo è stato a lungo indagato dalle scienze umane e in ogni epoca e cultura ha sempre rivestito un’importanza significativa.
Il primo aspetto da considerare è la dicotomia instauratasi tra la nuova cultura del corpo e la progressiva scomparsa della consapevolezza della dimensione interiore dell’uomo, sempre più orientato, in maniera esclusiva, verso la venerazione e il mantenimento della bellezza di superficie. Non si vuole condannare il culto della bellezza in quanto tale, ma piuttosto mettere in guardia dall’assunto fallace posto alle fondamenta della suddetta pratica e cioè l’identificazione riduttivistica tra persona e bellezza; e poiché la bellezza è solo estetica e le forme estetiche si esprimono mediante la corporalità, diviene vigente l’equazione persona = corpo, in virtù della quale le crisi e le mutazioni del corpo, molteplici e inevitabili, diventano, in mancanza di filtraggio, crisi della persona nel suo complesso. Nei Social Network a componente visuale prevalente come Facebook, si assiste alla manifestazione di un bisogno estremo di creare immagini del corpo assente e invisibile poiché, qualsiasi relazione umana, indipendentemente da dove avvenga, si lega all’uso e alla significanza simbolica del corpo; i mezzi digitali odierni, infatti, che pur modificano i meccanismi di percezione ed esperienza del reale, non rendono meno necessario il corpo.
Il corpo-oggetto diventa un cantiere inesauribile di manipolazioni e aggiustamenti di cui sono testimonianza la cura spasmodica per l’abbigliamento, il ricorso iperbolico al make-up, la chirurgia estetica, le pratiche di body-building e di body-art. La corsa sfrenata verso il raggiungimento della perfezione estetica, spinta dalla molla sempre in attività del consumismo, scala velocemente la classifica dei valori attuali e si colloca in cima, assumendo le vesti austere di giudice severo e intransigente che dice: “noi siamo il nostro corpo, gli altri sono il loro corpo”.

Claudia Piccinno
Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è docente, traduttrice e autrice di numerosi libri di poesia. È direttrice per l’Europa del World Festival Poetry.

Il suo intervento riguarderà Il sessismo tra i banchi di scuola. Stereotipi di genere nella letteratura per l’infanzia: partendo da due testi tratti da altrettanti libri che usa per i suoi alunni, parlerà dei conflitti tra maschi e femmine.

Biografia
Claudia Piccinno nasce a Lecce nel 1970, ma si trasferisce giovanissima in Lombardia e poi in Emilia Romagna dove attualmente vive e insegna in una scuola primaria. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, docente, traduttrice, autrice di numerosi libri di poesia.
Direttrice per l’Europa del World Festival Poetry, ambasciatrice per l’Italia del World Institute for Peace e di Istanbul Sanat Art, premiata da Naji Naaman’s Literary Prizes in Libano nel 2018. Benemerita del Comune di Castel Maggiore per meriti culturali. Responsabile della rubrica poesia per la Gazzetta di Istanbul, editor per l’Europa della rivista turca Papirus, edita da Artshop; collabora con vari blog e riviste cartacee, tra cui Verbumpress, Menabò e Il Porticciolo.

L’intervento:
Il sessismo tra i banchi di scuola. Stereotipi di genere nella letteratura per l’infanzia
Partendo da due testi tratti da due libri che usa per i suoi alunni, la dottoressa Piccinno parlerà dei conflitti tra maschi e femmine. Affronterà quelli che sono le problematiche legate alle differenze, alla discriminazione, sia essa di genere, etnica o religiosa, tra i banchi di scuola.
Di come occorra che tutti i docenti si formino nell’ottica di una pedagogia inclusiva che parta dalla conoscenza del singolo e porti ad una convivenza partecipata delle pluralità delle identità, conoscendo limiti e risorse di ogni alunno e valorizzandone i punti di forza. Poiché i primi anni di formazione nel bambino sono i più importanti per acquistare l’autostima e recepire le prime competenze relazionali, occorre che la scuola si attrezzi e che  gli  insegnanti non si nascondano dietro l’impotenza.
Poiché la costruzione di sé come donna e uomo è un lavoro quotidiano di crescita che dovrebbe avvenire soprattutto nei luoghi educativi, occorre che i docenti in primis si liberino dai propri condizionamenti e che non propongano a bambini e bambine giochi, modelli di comportamento, spazi di azione diversi a seconda del sesso di appartenenza.
Educare in un’ottica di genere, in fondo, significa formare cittadini e cittadine consapevoli del valore della diversità, nella convinzione che non esiste “il vero uomo” e la “vera donna”, ma persone che, a prescindere dal sesso, possono sognare di diventare astronauti, ingegneri, insegnanti d’asilo, possono manifestare le proprie emozioni e le proprie debolezze, far leva sul proprio coraggio e la propria determinazione. Affinché, insomma, maschile e femminile non siano più, rispettivamente, sinonimi di forza e debolezza, di coraggio e paura, di determinazione e remissività.
Sull’argomento del sessismo a scuola si innesterà quello che è il legame tra culture di genere e fiabe. Poiché anche le fiabe sono un mezzo di trasmissione culturale degli stereotipi e svolgono un ruolo di forte polarizzazione tra caratteri femminili e maschili. Attraverso le fiabe, l’immaginario dei bambini è circondato e influenzato da rappresentazioni stereotipate che, interiorizzate, diventano veri e propri modelli di costruzione delle loro identità. Ciò che è pericoloso in questa stereotipizzazione di genere è, non solo la componente descrittiva, ma anche la componente prescrittiva: si devono avere quelle caratteristiche, altrimenti si è condannati all’inferiorità e all’incompletezza. Le fiabe dunque, lontano dall’essere neutre e scevre da qualsiasi tipo di stereotipi, contribuiscono invece a confermare, tramandare e riprodurre modelli sociali tradizionali e forti differenziazioni di genere. Esse, sono un canale attraverso il quale bambini e bambine interiorizzano le diverse richieste e aspettative che vengono loro avvalorate in virtù del loro sesso biologico.

Giorgia Grandinetti
Store manager e fragrance trainer per Nobile 1942, collabora con la social media manager e la grafica per la creazione di contenuti e newsletter, proponendo sempre nuovi modi di raccontare e amare le fragranze dei profumi.

Il suo intervento riguarderà la storia del profumo raccontata attraverso gli occhi (e il naso) di due personaggi femminili: il primo quello di Caterina de Medici e il secondo quello della sciantosa, ispirandosi a Flora Bertuccioli, interpretata nell’omonimo film del 1971 dalla grande Anna Magnani.

Biografia
Giorgia Grandinetti nasce a Cosenza nel 1988. Calabrese di nascita ma milanese di adozione, nel 2006 si trasferisce a Milano dopo aver conseguito la maturità classica. Il tanto amato percorso di studi, la sua grande passione per la danza e l’arte si incontrano (e, in alcuni casi, si scontrano) con gli studi universitari all’Università Bocconi e la realtà della grande città. In un contesto così stimolante e internazionale, sceglie di seguire la sua più grande passione: la profumeria artistica. Nel 2011 inizia il suo percorso in questo settore, prima come vendeuse e poi successivamente come Store Manager, per poi diventare nel 2017 Fragrance Trainer per il mercato estero e italiano per Nobile 1942, che da anni porta alto il nome della profumeria artistica italiana nel mondo. Nel 2018 arricchisce le sue conoscenze grazie al corso Parfums: de l’art de sentir au marketing sensoriel dell’Isipca (Institut supérieur international du parfum, de la cosmétique et de l’aromatique alimentaire) con sede a Versailles, superandone l’esame finale. Dallo stesso anno, insieme a Stefania Giannino e Massimo Nobile, fondatori del marchio Nobile 1942, collabora con nasi profumieri di fama internazionale per la creazione delle fragranze, dei concept e della comunicazione. 
Dal 2019 collabora con la social media manager e la grafica per la creazione di contenuti per i social media e delle newsletter proponendo sempre nuovi modi di raccontare e amare le fragranze. 

L’intervento: 
Storia del profumo raccontata attraverso gli occhi (e il naso) di due personaggi femminili
Il primo, quello di Caterina de Medici: non tutti sanno che l’arte di indossare un profumo nasce in Italia e arriva in Francia grazie a Caterina de Medici, perché quella corte francese, sfarzosa ed esibizionista, non era proprio così raffinata (e pulita). Nella Firenze rinascimentale ogni dama di alto lignaggio indossava del profumo, e Caterina de Medici non era da meno, al punto che quando si trasferì in Francia, non poteva non portare con sé il suo profumiere personale Renato Bianco, ribattezzato poi Renè le Florentin.
Dalla poliedrica intelligenza e i raffinatissimi modi, Caterina de Medici è forse uno dei personaggi che avremmo tanto voluto conoscere e avere come amica, perché era meglio non averla come nemica. 
Caterina non ebbe sicuramente la più calorosa delle accoglienze dalla corte francese: non era molto avvenente, non era abbastanza nobile e per tutto il suo matrimonio con Re Enrico dovette sopportare l’invadente presenza della sua favorita, Diane di Poitiers, e se come si dice “la vendetta è un piatto che va servito freddo”, una donna astuta e raffinata come lei non poteva che avere una sorta di “galateo” tutto suo anche per quello, tramando vendette a suon di profumi.
Non tutti sanno che Renè triturava, mescolava, filtrava e distillava erbe odorose e pregiate essenze, ma anche veleni con cui impregnava tessuti e pellami, e anche guanti: aveva messo a punto una sostanza inodore e letale in cui immergere indumenti prima di profumarli, e poi regalarli. Tutta la nobiltà francese bramava di indossare una camicia o dei guanti profumati da René le Florentin, ignara che l’acido inodore di cui potevano essere imbevuti a contatto con la pelle era causa, nei giorni successivi, di ulcere letali. Si dice che la regina di Navarra, con cui non scorreva certo buon sangue, sia morta due settimane dopo aver ricevuto in dono da parte di Caterina de Medici un paio di guanti profumanti. Che sia verità o solo leggenda, non lo sapremo mai! Quel che sappiamo, però, è che Caterina praticava il “mitridatismo”, cioè assumeva tutti i giorni piccole dosi di veleno per immunizzarsi in caso di avvelenamento, tenendo, comunque, sempre l’antidoto a portata di mano. Forse, un motivo ci sarà?
Il secondo personaggio femminile è di ispirazione per il profumo Cafè Chantant di Nobile 1942 che dedica questa interpretazione sensuale e poudrèe della vaniglia alle protagoniste dei Caffè Concerto napoletani: le sciantose. 
Apparentemente frivole, per loro il palco del Cafè Chantant era una forma di rivalsa su una vita di privazioni e sacrifici, e in alcuni casi, dietro la leggerezza dei loro testi, si nascondevano messaggi profondi e di protesta. Basti pensare al film La Sciantosa che vede come protagonista Anna Magnani. Il primo capitolo del ciclo Tre donne ci riporta ai tempi della seconda guerra mondiale dove Flora Bertuccioli, diva non più giovane del café-chantant sul viale del tramonto e a rischio sfratto dalla sua casa di Torino, riceve l’offerta di cantare per i soldati impegnati al fronte. Per lei era una grande occasione. Al suo arrivo è accolta dal giovane soldato Tonino Apicella, che insieme ad altri tre soldati compone la sgangherata orchestra incaricata di accompagnare le canzoni di Flora.
Quando sale sul palcoscenico e si accorge che il suo pubblico è composto da giovani soldati feriti e mutilati è assalita dallo sdegno e dalla commozione: rifiuta di cantare la marcia militare, si strappa di dosso il Tricolore e intona ‘O surdato ‘nnammurato di Aniello Califano, in segno di protesta.

«Gli interventi – ha concluso l’assessore Daniela Sapio – vorranno essere un momento di riflessione sulla condizione della donna al giorno d’oggi e lo spunto per scoprire sfaccettature inedite della loro personalità. Un confronto su argomenti molto diversi tra loro, ma che avranno un punto in comune: racconteranno e saranno raccontati da donne».

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